Skip to content
08/11/24

Tonton Outdoor

Share this article

Il mio primo Grand Trail des Templiers 2024 - Tonton Léo

Il mio primo Grand Trail des Templiers 2024 - Tonton Léo

Risveglio alle 3:30. In menu: un bel piatto di pasta, una banana, una ciotola di yogurt magro e una buona dose di caffè. È così che inizia questo domenica 20 ottobre 2024. Oggi mi preparo a sfidare l’emblematica course des Templiers, per la prima volta, sul territorio dei Grands Causses nel sud-est del dipartimento dell’Aveyron.


Partenza all’alba: tra preparazione e adrenalina

Sono le 4:30, l’ora della grande partenza si avvicina. Il termometro sfiora i 6°C, serve un piccolo riscaldamento. Niente di troppo intenso: con 80 km davanti a me avrò tutto il tempo per scaldarmi lungo la strada. Nella griglia di partenza l’atmosfera è elettrica. Il discorso mitico risuona, la musica “Ameno” di Era sale di intensità e fa venire la pelle d’oca. Alcuni hanno le lacrime agli occhi. È un momento unico. L’odore dei fumogeni rossi ci solletica le narici.


5:15: ecco che il GRAND TRAIL DES TEMPLIERS parte! Gli elite si lanciano a una velocità impressionante. Quasi 5 chilometri precedono i primi single track e la prima salita. Davanti a me si delinea una scia di frontali nell’oscurità – una visione quasi artistica. La mia lampada frontale PETZL Nao RL non mi abbandonerà fino al sorgere del sole.



I primi chilometri: gestione dello sforzo

Primo riferimento e primo punto d’acqua: il villaggio di Peyreleau. Ne approfitto per riempire le mie flacone. Errore… l’acqua fredda mi ghiaccia lo stomaco, lo stomaco si satura e zac, finisco per annaffiare qualche fiore in questa difficoltà che ci porta a Massebiau. Siamo solo a 24 km, la giornata si prospetta lunga. Stringo i denti, ricordando le sedute dure nel Vercors, e mi alimento con delle gelatine TA e due barrette TA. Poco a poco la forma ritorna. Uffa..


Al chilometro 36, a St André de Vézines, è tempo di riporre la frontale e indossare i miei occhiali Oakley Sphaera. È quasi mezzogiorno, abbiamo già affrontato 1400 m di D+. Cambio d’abbigliamento, tolgo la prima stratificazione Odlo e via con la maglia S/Lab. Un po’ di Nok per evitare sfregamenti. La mia assistenza fa un lavoro straordinario oltre ad avere le parole giuste. Si prendono cura di me affinché io debba solo pensare alla corsa.



La corsa nei paesaggi del Causse Noir

Prossimo obiettivo: arrivare fresco al km 46, La Roque Ste Marguerite. Spingendo con i miei bastoncini TSL Trail Carbon, risparmio energie e continuo a correre sulle porzioni scorrevoli. Il mio piano è di dare qualcosa in più tra il 46° e il 66° km, la mia zona di confort. Questa sezione, tecnica e costellata di rilanci, conta circa 1000 m di D+. Recupero qualche posizione, ma so che mi rimarrà un pezzo bello tosto, come si dice.


I panorami tolgono il fiato. Il Causse Noir si estende, con il viadotto di Millau che emerge sopra un mare di nuvole. Il meteo perfetto ci permette di goderne appieno.



L’avvicinamento alla fine e le sfide della salita di La Pouncho

Non è ancora fatta. La corsa è ancora lunga. Estraggo un brodo salato Naak dal mio sacchetto d’idratazione Salomon ADV SKIN 12 per riprendere energie prima degli ultimi 15 chilometri. Fisicamente e mentalmente tutto fila, a parte un piccolo calo al 25° km.


Tonton Lolo (finisher nel 2017) che mi aveva avvertito prima della gara della difficoltà finale, mi manda messaggi di incoraggiamento che leggo sul mio Garmin Fenix. Fa bene..


Al 73 km arriviamo al CADE dopo una salita di 500 m di D+. I volontari ci annunciano che si tratta dell’ultimo rifornimento. Mi preparo. Arriva la salita di La Pouncho – 400 m di D+ in appena 2,5 km. Una sezione tecnica, al limite dell’arrampicata! Ripongo i miei bastoni nella mia cintura FreeBelt Pro Compressport e salgo.


In vetta la vista è semplicemente incredibile… dei parapendii decollano dall’alto, che fortuna, è un vero spettacolo. La mia lunga preparazione è stata costellata di dubbi ma non è stata vana.


La preparazione per il Grand Trail des Templiers: due blocchi di allenamento

Avevo frazionato l’allenamento in blocchi specifici: una prima fase incentrata su volume e velocità con la Semi Auray-Vannes, per correre con i Tontons e spingere i miei limiti; poi una fase più montana con dislivello sul GR91, per abituare le gambe agli sforzi intensi; infine due settimane di scarico, concluse con il brunch vannetais e la 20 km di Parigi.


Queste settimane di fatica mi hanno permesso di arrivare qui con una freschezza relativa, e ogni seduta ha rafforzato la mia determinazione a rimanere concentrato sull’obiettivo.



L’ultima salita e l’arrivo trionfale

Eccoci ora sul punto di compiere uno dei trail più antichi di Francia: il Grand Trail des Templiers. Ultima tappa, ma anche ultima discesa agli inferi. Vedo corridori scivolare, l’aderenza delle mie scarpe da trail S/Lab Genesis mi rassicura, nonostante ciò non mi sento troppo sicuro. A 200 m dall’arrivo dispiego la mia bandiera bretone. Nel domaine di St Estève l’atmosfera ricorda quella di un arrivo del Tour de France. Ho finalmente completato gli 80,8 km del Trail des Templiers.


Dopo 12h36 di sforzo, è tempo di recuperare. Questa ultima tappa si accompagna a una buona birra tra Tontons, cosa che mi ero vietato durante tutto il periodo di preparazione. Gli sforzi costanti per restare concentrato e le scelte alimentari hanno facilitato questo recupero.



E adesso, un desiderio mi solletica già: fissarmi un nuovo obiettivo, rimettermi in gioco nell’avventura. Ripensando a questa esperienza, sono i paesaggi, l’atmosfera dei villaggi, l’organizzazione di questa gara leggendaria e gli incontri umani a colpirmi.


Ho una sola voglia: provare, ascoltare, vedere e rivivere questi momenti che mi segneranno per tutta la vita. Il dolore si dissolve davanti all’emozione e all’entusiasmo della corsa. Questa è l’“ubriacatura dell’ultra”: si dice “mai più”, eppure il desiderio di rivivere l’intensità è più forte.

Order the products mentioned in the article!

Loading...