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02/03/22

Tata Emeline

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Ultra-Trail di Serre-Ponçon: dalla mezza maratona all’ultra-trail

Ultra-Trail di Serre-Ponçon: dalla mezza maratona all’ultra-trail

È la prima volta che mi capita di raccontare pubblicamente una storia. Quello che sto per condividere in questo articolo non vuole essere un esempio da seguire (molti sorrideranno leggendo questa frase!) ma semplicemente la condivisione della mia esperienza personale, da appassionata.

Come si fa a passare dalla mezza maratona all’ultra-trail? Dall’asfalto della Bretagna ai sentieri di montagna? Dall’esplosività alla resistenza? Senza alcuna conoscenza concreta sul funzionamento del corpo, ora conosco il mio e so cosa può realizzare quando si sente pronto. È proprio questo che voglio trasmettervi in queste righe.


Il giorno in cui tutto è cominciato, ero solo spettatrice al Grand Raid de l’Ultra-Marin

Ogni anno, all’inizio dell’estate (verso fine giugno), si svolge la splendida e impegnativa gara che costeggia i sentieri del golfo di Morbihan: L’Ultra Marin. L’arco di partenza, posizionato sull’esplanade del porto di Vannes, è anche quello dell’arrivo. Un anello di 177 km da completare in massimo 42 ore in semi-autonomia.

Come non restare colpiti da questi sportivi e avventurieri che si lanciano in una sfida simile? È stato nel 2018 che ho davvero scoperto cosa significa la lunga distanza e la sofferenza che può portare, ma anche l’orgoglio negli occhi di chi arriva fino in fondo.

Quell’anno facevo parte del club ASPTT corsa, un gruppo di runner soprannominati “i piccoli blu” in zona, dove regnano allegria, sport e buonumore. Ero solo una “principiante” nella corsa, ma già mi divertivo ad aumentare la distanza (che comunque non superava i 20 km, ci tengo a precisarlo).

Mentre ci godevamo quella bella serata estiva tra soci dell’ASPTT, durante un aperitivo, stavamo anche assistendo all’arrivo dei primi corridori dell’Ultra Marin. Ho deciso di accompagnare un amico su quell’ultimo chilometro leggendario, dal club di canottaggio sulla riva sinistra fino all’arco d’arrivo. Il celebre traguardo, posizionato sulla riva destra del porto. Ho letto la stanchezza sul suo volto, la fatica nel corpo e la soddisfazione negli occhi di chi ha compiuto quell’impresa. In quel momento, con i miei “massimo 20 km”, mi sono detta: “Un giorno anche io sarò finisher di un ultra-trail”.


Nasce un nuovo Ultra-Trail in Francia: il Grand Trail di Serre-Ponçon

Il mio compagno, Thomas Cherubini, già esperto sulle lunghe distanze con un bel palmarès: CCC, TDS, UTMB, Grand Raid des Cathares, Marathon des Sables… e tante altre gare interminabili, ha sempre creduto nelle mie capacità. Ci ha creduto sempre, perfino più di me. Nell’estate 2020, dopo il mio ritorno dal Tour del Monte Bianco in solitaria in 6 giorni, era convinto: “Puoi correre un Ultra-Trail, adesso ne sono sicuro”. Ok. Molto più facile a dirsi che a farsi. Ma questa idea mi rendeva felice. Solo pensarci mi faceva sentire quasi euforica.

Il tempo passa. Arrivano le feste di Natale. Avevo inserito sulla mia lista una giacca impermeabile per il trail running e delle ciabatte recovery Salomon. (Non c’è niente di più comodo, credetemi!). Sono stata accontentata. Ma non era tutto: un biglietto mi aspettava nascosto tra i rami dell’albero di Natale. La busta era bianca fuori, e dentro c’era un messaggio con scritto: “Grand Trail di Serre-Ponçon – 177 km – 11.000 m di dislivello positivo – In coppia mista – 17 settembre 2020”.

Wow... Ok. Appena ho realizzato la portata della cosa, mi sono venute le lacrime agli occhi. Immaginate l’emozione. Ero iscritta a un ultra trail di 177 km. Io, che correvo solo su strada. La paura nello stomaco ma le stelle negli occhi, ho iniziato una sorta di preparazione. Sì, una “specie di preparazione”, perché in realtà, da dove iniziare? Non ne avevo la minima idea.


La mia preparazione per l’Ultra-Trail di Serre-Ponçon: leggera ma efficace

Ovviamente, partivo da zero. Il mio compagno, che conosceva bene l’ultra-trail, non era proprio un esempio a cui potessi riferirmi. Corre per piacere, pedala quando c’è bel tempo ed è forte come una roccia. Io, piena di dubbi, mi sentivo piuttosto fragile. Mi ha dato delle dritte, certo. Ma avevo bisogno di più consigli. Così sono andata un po’ ovunque, raccogliendo preziosi suggerimenti da grandi sportivi, dagli atleti Tonton, come Stéphanie Le Floch, Yohannes Dano e Arnaud Hairie. Anche i miei colleghi di Tonton Outdoor mi hanno aiutata, tra cui Maëlan Dahyot.

La regola era semplice: MACINARE CHILOMETRI. Impossibile per me superare gli 80 km a settimana. Dovevo accontentarmi. Così ho alternato Home Trainer, uscite lunghe e potenziamento muscolare. Ho condiviso bellissime uscite con i miei colleghi speciali: Marin Dorval, Quentin Raoult, Jérémie Guérin e Lolo Bléher! Il vantaggio? Adesso conosco il giro del lago di Guerlédan a memoria e pure il programma fitness di Sissy! Insomma, la parte più difficile era trovare il tempo per correre, correre, correre… e correre ancora.

L’Ultra Trail des Monts d’Arrée (80km) ad aprile mi ha rassicurata. Ho tagliato il traguardo senza guai, senza nausea e con un gran sorriso. Mentalmente? Ero pronta. Fisicamente, restava da vedere.

In breve, la mia preparazione fisica si è svolta “a sensazione”. I consigli mirati delle persone intorno a me mi sono stati utili, anche se ho scelto di allenarmi “a modo mio” per questa prima esperienza. Thomas invece si è allenato per conto suo. Condividevamo alcune uscite lunghe, se non tutte. Forse ho un po’ (lo ammetto) trascurato il chilometraggio settimanale. Ma se c’è una cosa su cui non ho mai transigito durante la preparazione, è stato senza dubbio il sonno. Dormire. Facevo notti da 8 ore e schiacciavo un pisolino ogni volta che potevo. Il mio obiettivo: dormire tanto per recuperare bene, fare il pieno di energia e compensare la mancanza di sonno che avrei sicuramente sentito durante queste 50 ore di gara.

Inizio settembre: con l’avvicinarsi della data fatidica, era ora di fare un “check attrezzatura” e iniziare a preparare gli zaini. Era quasi arrivato il momento di partire per Embrun, la città di partenza di questa avventura tanto attesa!


Grand Trail di Serre-Ponçon: La preparazione del mio materiale e dello zaino trail

50 ore per completare 177 km con 11.000 m di dislivello positivo significano potenzialmente due notti e due giorni di gara. Bisogna pensare a tutto, programmare, non dimenticare nulla. La nostra prova dipende da tanti fattori esterni, ma soprattutto dalla preparazione del nostro materiale trail.

Vi faccio una piccola lista della mia attrezzatura per il trail di Serre-Ponçon? Eccoci!

Innanzitutto, il materiale obbligatorio da portare nel nostro zaino trail fin dalla partenza:

  • Una giacca con cappuccio e membrana impermeabile da almeno 10.000 Schmerber. La Zeroweight Dry Dual Waterproof Odlo è perfetta, ad esempio.
  • Un tight lungo da trail. Io ho scelto il mio Essentiel Odlo: semplice ma efficace!
  • Uno zaino idrico con flasks. Ho scelto lo zaino trail Oxsitis con tre flasks da 0,5L. Thomas aveva il modello Instinct Eklipse 12L.
  • Un bicchiere personale per i ristori liquidi, tipo l’Oxsitis Cup.
  • Una scorta di cibo: barrette energetiche, gelatine, torroncini... ecc. L’alimentazione in un ultra è molto soggettiva. Noi abbiamo optato per barrette Cliff, barrette Overstims, torroncini Overstims, gelatine Blocks, composte, frutta secca e piccoli panini al prosciutto e burro. PS: Va bene tutto, purché si digerisca bene!
  • Una frontale con batteria di ricambio: entrambi avevamo una Nao+ Petzl con batteria Nao+. Ma anche la Trail Speed 5XT Silva è perfetta.
  • Una coperta di sopravvivenza.
  • Un fischietto di sicurezza.
  • Un cellulare carico.

Oltre al materiale obbligatorio, la nostra assistente (un’amica che ha accettato di seguirci in questa folle avventura) aveva delle scorte di cibo come panini, bretzel (mi hanno salvato la vita), tucs, zuppe, piatti liofilizzati (la tartiflette sull’ultra-trail, avete presente?). Nelle mie flask, per metà gara, mettevo bevanda Ergysport pesca o pastiglie Taa, che alla fine non sono più riuscita a tollerare (ops).

Per quanto riguarda l’equipaggiamento trail, Noémie (la nostra assistente) aveva anche in una sacca le mie inseparabili calze a 5 dita Injinji, indispensabili per evitare le vesciche, la crema anti-sfregamento NOK, uno slip di ricambio Icebreaker. Il vantaggio di questo slip sulle lunghe distanze è incredibile: si asciuga in un lampo, è leggero e anti-sfregamento.

In caso di grande freddo, o per la notte, avevamo previsto abbigliamento trail caldo: una micro-pile come R1 Techface Patagonia o Delta LT Arcteryx, un tight lungo di ricambio, un berretto traspirante Odlo, guanti termici e un buff. Ovviamente, un paio di scarpe trail di ricambio per la seconda metà di gara: un paio di Salomon S/Lab Ultra per me e un paio di Mafate Speed Hoka per Thomas.

Una volta spuntata la lista dell’attrezzatura, abbiamo infilato tutto nei nostri rispettivi zaini, il Black Hole Patagonia per me e il Base Camp The North Face per Thomas. Eravamo pronti a decollare verso questa avventura che prometteva grandi emozioni!


Grand Trail di Serre-Ponçon in coppia mista: si parte!

Dopo una settimana di acclimatazione ai paesaggi montani e al lago di Serre-Ponçon, il grande giorno è arrivato. È scoccata l’ora della partenza del Grand Trail di Serre-Ponçon!

Era importante per me sentirmi bene all’inizio della gara. Ho quindi indossato l’outfit con cui mi sento più a mio agio:

  • Ciclista Gore
  • T-shirt maniche corte Odlo
  • Gambali compressivi BV Sport
  • Calze trail Injinji
  • Gel-Trabucco Asics
  • Cappellino Cool-lite Odlo
  • Occhiali da sole Oakley Radar EV-Path
  • Zaino trail Oxsitis
  • Flask Oxsitis
  • Bastoncini trail Lekki

Una foto ricordo prima della partenza, un sorriso enorme, la voglia di dare tutto e… via col fischio: Let’s go!

 

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