7h. La sveglia suona. È il grande giorno. Finalmente. Sto per varcare la linea di partenza della mia primissima gara: l’emblematico mezza maratona Auray-Vannes. Un evento che ho atteso a lungo, oscillando tra impazienza, ansia ed eccitazione.
Il mio piano di allenamento per la mezza maratona Auray-Vannes: la "PAV"
Per questa prima gara mi sono preparata con i Tontons, seguendo il nostro programma di Preparazione Auray-Vannes, affettuosamente chiamato “PAV”. È grazie a loro che mi sono iscritta alla mia prima gara ufficiale. La preparazione durava 9 settimane, con tre sedute settimanali: una uscita lunga, un jog e una seduta di ripetute. Onestamente, le ripetute non sono mai state il mio forte. Ho quindi scelto di correre per piacere, con due o tre uscite a settimana. Non sempre costante, ma sempre motivata.
"Lunghe distanze": l’evasione meditativa
Negli ultimi mesi ho sviluppato una vera passione per le uscite lunghe, tra i 15 e i 24 chilometri. Queste corse, effettuate ogni quindici giorni lungo l’argine del Blavet o sui sentieri costieri del Golfo di Morbihan, sono diventate i miei momenti privilegiati. Ciò che apprezzo maggiormente è l’aspetto meditativo che portano con sé. Dopo qualche chilometro i pensieri si placano e mi lascio trasportare dal ritmo della corsa.
Obiettivo 1h50: la ricerca del crono
Bisogna ammetterlo: la mia preparazione per la mezza è stata un po’ caotica. Tonton Léo, il nostro coach, dice che non sono stata l’allieva più assidua, e non ha torto. Eppure aveva fiducia nelle mie capacità. Ero regolare, non particolarmente rigorosa. Ho corso al mio ritmo, senza pressione, ma con un obiettivo in testa: finire in 1h50. Il mio miglior tempo sui 21 km era di 1h54, ma quel muro delle 1h50 rappresentava il mio Everest personale.
Falsi piani, vera fatica: prepararsi al percorso
Una settimana prima della mezza maratona ho approfittato delle vacanze per andare nei Pirenei. Mi avevano messo in guardia sulla difficoltà della gara: il percorso di Auray-Vannes è pieno di falsi piani, e devo ammettere che non è la mia specialità. La montagna è un ottimo modo per aumentare i globuli rossi, oltre a farmi familiarizzare con le pendenze (cosa che in Bretagna manca crudelmente…).
Giorno prima: l’adrenalina sale, la gara si avvicina
La sera prima raggiungo alcuni Tontons che parteciperanno alla gara. Facciamo un piccolo jog di 6 km a ritmo tranquillo, seguito da una coca (niente eccessi stavolta). L’eccitazione è palpabile; ognuno è elettrizzato all’idea della gara. Questa ondata di energia mi contagia e l’adrenalina comincia a salire. Per cena scelgo patate dolci con una scaloppina di tacchino: carboidrati e proteine. Il sonno arriva presto, la mente già mentalizzata per evitare lo stress del giorno dopo.

Il Giorno G della mezza maratona Auray-Vannes
È il grande giorno. Tenuta indossata, colazione ingollata. Come al solito: caffè, fiocchi d’avena, latte di mandorla e banana. Avevo sentito dire che non si dovrebbero cambiare le abitudini alimentari prima di una gara e soprattutto che è meglio mangiare almeno due ore prima della partenza. Fatto. Prendo la strada per la mezza. Sul posto circa 6.000 corridori attendono il via. Mi riscaldo rapidamente, preparandomi mentalmente all’evento. I pacer arrivano progressivamente: è il momento di unirsi alla folla e concentrarsi mentalmente.
Il mio equipaggiamento per una mezza
Condizioni perfette: 20°C, né troppo caldo né troppo fresco. Per questa gara opto per uno short Zeroweight Odlo, traspirante e leggero, una t-shirt Core Asics che offre grande libertà di movimento, e delle calze Lurbel oltre a un reggiseno sportivo frontline open di Anita, per il massimo comfort. Ai piedi: le scarpe da running Mach 6 Hoka per donna. Niente orologio con GPS per me, ma la mia cintura di idratazione light BV Sport con Strava attivato sul telefono. Niente sacche d’idratazione né cuffie – preferisco correre leggera e godermi appieno l’atmosfera.
Via, direzione Vannes
Scatta il via. Rincastrata nella folla, non riesco a mantenere il mio consueto ritmo. Solo al 7° chilometro trovo finalmente il mio passo di crociera. E, con mia grande sorpresa, partire piano non è stato poi così male. I chilometri scorrono. Ogni cartello chilometrico mi aiuta a mantenere la rotta e i ristori ben posizionati spengono la sete. Lungo il percorso gruppi musicali animano la via. A metà gara inizio a chiacchierare con un corridore che tiene il mio stesso ritmo. Osservo un altro corridore, intento a parlare al telefono. Rispetto a una lunga uscita in solitaria lungo l’argine, i 21 km mi sembrano improvvisamente molto più piacevoli.
Falsi piani a volontà
13° chilometro e mi trovo di fronte alla prova temuta: quei falsi piani interminabili. Il mio ritmo rallenta, le gambe si appesantiscono e una lieve fitte al ginocchio sinistro comincia a farsi sentire. Dovrei camminare come qualcuno intorno a me? Mi sforzo di resistere. Ogni falcata diventa più difficile, ma tengo duro. La famosa salita del Vincin, temuta da tutti, si trasforma quasi in una formalità dopo gli sforzi dei chilometri precedenti. Le mie escursioni nei Pirenei hanno finalmente dato i loro frutti.
Gli incoraggiamenti come carburante
Il 20° chilometro è faticoso, ma l’energia del pubblico mi regala le ali. Cartelli con funghi di Mario sventolati dai bambini, gli incitamenti dei familiari e quelle donne che applaudono le corridrici mi danno una spinta vera. Alla fine sono contenta di aver lasciato le cuffie a casa per godermi l’atmosfera.
Lo stadio di Kercado si avvicina finalmente. Una corridrice al mio fianco esclama: «Adesso è solo divertimento!» La raggiungo in uno sprint finale. Risultato: 1h49min sul cronometro ufficiale e 1h44min in tempo reale. Esausta ma fiera, ritrovo i Tontons con il sorriso sulle labbra. Una cosa è certa: questa prima mezza non sarà l’ultima.

Dopo la mezza maratona, il recupero
La mezza maratona di Auray-Vannes è alle spalle, ma la vera gara inizia dopo la linea d’arrivo: quella del recupero. Se l’euforia mi ha accompagnata nelle ore successive alla gara — seguita da un meritato banchetto presso un catering italiano — la realtà fisica non ha tardato a farsi sentire.
Riprendere a correre dopo una mezza
Cinque giorni dopo la gara ho pensato che fosse il momento di ripartire con calma. Ho raggiunto i Tontons per un piccolo jog. Cattiva idea. Dopo pochi chilometri, un dolore acuto si è manifestato al ginocchio sinistro. Sul momento ho pensato fosse solo un fastidio passeggero. Ho quindi deciso di prendermi una settimana di pausa. Eppure, non appena ho riprovato, il dolore è tornato, questa volta accompagnato da un fastidio all’anca. Fine della seduta, ancora una volta.
Sindrome della bandelletta ileotibiale e tendinite del runner
Verdetto del fisioterapista: sindrome della bandelletta ileotibiale e tendinite all’anca, due infortuni comuni tra i runner. Un vero colpo basso. Colpa di un insieme di piccoli errori: sovrallenamento (dopo una settimana intensa di trekking), scarpe troppo nuove e idratazione insufficiente. Insomma, un accumulo di dettagli che hanno finito per pesare.
Gli errori da evitare per una mezza
Se questa esperienza mi ha insegnato una cosa, è che la preparazione non si limita alle sedute di allenamento. Ecco alcuni errori che avrei voluto evitare:
- Correre con scarpe nuove: è uno degli errori classici dei podisti. Meglio correre con scarpe già "rotturate" durante uscite lunghe.
- Trascurare l’idratazione: l’idratazione non riguarda solo la gara, ma anche il periodo prima e dopo. Sono lontana dai 2 litri quotidiani consigliati, e me ne sono resa conto a caro prezzo. Nel mio caso sono ben lontana dai 2 litri raccomandati...
- Dimenticare il recupero: la tentazione di ripartire troppo presto dopo una gara è grande. Eppure il corpo ha bisogno di riposo per rigenerarsi.
- Saltare il rinforzo muscolare: ho sottovalutato l’importanza degli esercizi di potenziamento. Muscoli ben preparati aiutano a prevenire molti infortuni, in particolare le tendiniti.
Questi errori, pur essendo comuni, mi hanno insegnato che un runner non può contare solo sulle gambe, ma su un insieme di buone pratiche per restare in forma e performante sul lungo termine. È la seconda volta che mi infortunavo da quando ho iniziato le uscite lunghe, e spero sia l’ultima per un bel po’.
I consigli da applicare per una mezza
Concludiamo su una nota positiva. Se vi state preparando per una mezza maratona, ecco i consigli e le buone pratiche che porterò con me:
- Consumare carboidrati prima di una gara: permette di fare il pieno di energia.
- Aggiungere sedute di ripetute: per migliorare le prestazioni (promesso, mi ci metterò per la prossima gara!).
- Evitate di sperimentare una nuova alimentazione nelle 24 ore precedenti una gara: il meglio è nemico del bene.
- Non sottovalutare il potenziamento muscolare: è un elemento chiave di ogni preparazione.

Stanca, ma incredibilmente orgogliosa, penso già che non sarà la mia ultima mezza maratona. Questa prima esperienza è stata un vero apprendistato, una scoperta dei miei limiti ma anche della mia capacità di superarli. L’atmosfera, gli incoraggiamenti, la sensazione di realizzazione… È un momento inciso nella mia memoria, e so che tornerò per battere questo crono!