Ascesa del Monte Everest: Leggende, sfide e realtà
Il tetto del mondo affascina tanto quanto intimorisce. Il Monte Everest, che culmina a 8.848,46 metri, non è soltanto una cima: è un mito, la sfida ultima per gli alpinisti. A cavallo tra il Nepal e il Tibet (Cina), nel cuore dell'Himalaya, rappresenta il confine tra l'uomo e l'inaccessibile. La sua salita è un'avventura costellata di imprese, misteri e sacrifici.
Chi furono le prime persone a scalare l'Everest?
Nel 1953, Edmund Hillary e Tenzing Norgay entrarono nella storia raggiungendo la vetta dell'Everest. Tuttavia rimane un alone di mistero: George Mallory e Andrew Irvine avrebbero forse raggiunto la cima quasi 30 anni prima?
1953: la prima ascensione ufficiale
Il 29 maggio 1953, dopo diversi insuccessi e tentativi falliti, Edmund Hillary, neozelandese, e Tenzing Norgay, sherpa nepalese, raggiunsero la vetta dell'Everest durante una spedizione guidata da John Hunt. In condizioni estreme – venti gelidi, altitudine vertiginosa, mancanza di ossigeno – e con attrezzature rudimentali per l'epoca, il loro successo sancì i loro nomi negli annali dell'alpinismo. La loro attrezzatura?
- Giacca antivento e impermeabile: in cotone e nylon per affrontare i venti gelidi.
- Occhiali da aviazione: lenti oscurate per proteggersi dai raggi UV.
- Scarponi d'alta quota: leggeri, isolanti e impermeabili.
- Tende rinforzate: in tela e nylon per resistere alle condizioni estreme.
- Sacchi a pelo: imbottiti di piuma con membrana in nylon, dal peso superiore a 4 kg.
- Ramponi e piccozze: in acciaio, prodotti da Simond à Chamonix.
- Sistema di ossigeno: dal peso impressionante di 15 kg.
1924: il mistero di Mallory e Irvine
Nel 1924, quasi 30 anni prima di Hillary e Norgay, Mallory e Irvine tentarono la salita lungo la Cresta Nord. La loro spedizione memorabile si concluse nel mistero. L' 8 giugno, mentre stavano per superare l'ultimo ostacolo prima della cima, furono travolti da una tempesta. I due alpinisti scomparvero, lasciando una domanda senza risposta: avevano raggiunto la vetta?
Il mistero si infittì nel 1999 con il ritrovamento del corpo di Mallory a 8.229 metri. La sua attrezzatura intatta alimentò le speculazioni, ma la macchina fotografica che portava con sé – potenzialmente contenente la prova della loro impresa – non fu mai ritrovata. Nell'ottobre 2024, dei resti ossei trovati sul versante tibetano potrebbero appartenere a Irvine. Se la macchina fotografica dovesse riaffiorare, potrebbe finalmente svelare il mistero che perseguita la storia dell'Everest e alimenta i racconti da quasi un secolo.
Salita dell'Everest: Versante Nord vs Versante Sud
La storia dell'Everest è segnata dall'apertura di 17 vie differenti per raggiungere la vetta. Tuttavia, la maggior parte degli scalatori si concentra su due itinerari principali: la cresta sud-est e la cresta nord.
Via Sud-Est: il percorso mitico
Lato nepalese, la via sud-est è la più battuta. Rese celebre da Hillary e Norgay, presenta passaggi tecnici come il ghiacciaio del Khumbu e le sue crepe insidiose. Accessibile ma impegnativa, questa via è un classico per chi sogna di conquistare l'Everest.
Via Nord: la sfida tibetana
Dal Tibet, la salita lungo la cresta nord è più dura. Se il campo base può essere raggiunto in veicolo, la scalata diventa rapidamente inospitale. Questo percorso più lungo, punteggiato da venti gelidi, mette alla prova anche i più esperti. Nel 1960 una squadra cinese compì la prima ascensione ufficiale di questa via, ma la leggenda di Mallory aleggia ancora su questo versante.
Chi può salire l'Everest?
L'Everest è una sfida riservata a un'élite di alpinisti esperti. Dietro le imprese mediatiche si celano condizioni estreme, aria rarefatta e temperature sotto i -30°C. Raggiungere gli 8.848 metri richiede una eccellente condizione fisica, una preparazione rigorosa e una solida esperienza in alta montagna.
Quale attrezzatura prevedere per la salita del Monte Everest?
L'ascesa del Monte Everest è una sfida estrema che richiede attrezzature di qualità. Quanto segue è solo una breve panoramica degli elementi essenziali, per chi è curioso di sapere quali sono gli equipaggiamenti di base. Per la preparazione, è fondamentale contattare una guida di alta montagna.
Indumenti tecnici
- Intimo tecnico: strati base in lana merino o sintetico per gestire l'umidità.
- Strati intermedi: pile o piumini leggeri per l'isolamento termico.
- Giacca d'alta montagna: impermeabile e antivento, spesso in Gore-Tex, per affrontare vento e neve.
- Piumino: un piumino molto caldo per le fasi critiche della salita.
- Pantaloni termici: progettati per resistere a temperature gelide.
- Guanti e muffole: più strati per garantire calore e destrezza.
Materiale tecnico
- Piccozze e ramponi: per progredire su ghiaccio e neve compatta.
- Corde e imbracature: corde per i passaggi difficili e un'imbracatura per la sicurezza.
- Casco da arrampicata: per proteggere la testa dalla caduta di sassi.
- Zaino da alpinismo : progettato per trasportare l'attrezzatura essenziale e garantire una buona distribuzione del peso.
Materiale per il campo
- Tenda d'alta montagna: una tenda resistente alle condizioni climatiche estreme (forte vento, neve).
- Sacco a pelo: ultra-isolante, adatto a temperature estremamente basse (fino a -30°C o oltre).
- Materassino: isolante, leggero ma efficace contro il freddo.
Sicurezza e navigazione
- GPS, bussola e altimetro: per orientarsi in montagna e valutare l'altitudine.
- Sistema di comunicazione: radio o satellite per restare in contatto con la squadra base.
- Kit di pronto soccorso: strumenti di emergenza e medicinali, inclusi farmaci per il mal di montagna acuto (MAM).
Altre attrezzature
- Maschere e occhiali da sole: per proteggere gli occhi dal vento, dal sole intenso e dalla neve.
- Ossigeno: bombole d'ossigeno per le tratte più elevate, dove l'aria è rarefatta.
- Fornitura di cibo: pasti disidratati, barrette energetiche e altri snack ad alto contenuto calorico.
Regolamentazione di fronte al turismo di massa: preservare l'Everest
L'Everest, un tempo riservato a un'élite di alpinisti, oggi è ambito da turisti facoltosi. Ma dietro questo sogno si nasconde una realtà preoccupante: il turismo di massa sta trasformando questa vetta in una vera e propria discarica a cielo aperto.
Nei campi oltre i 5.000 metri, il comfort compete con quello degli hotel: wifi, saune e bar attraggono appassionati spesso poco preparati, accompagnati da sherpa che si assumono rischi enormi. Le code in vetta, dovute a finestre climatiche limitate, prolungano l'esposizione ai pericoli, aumentando gli incidenti. Nel 2024, secondo il database ufficiale himalayano, 11 alpinisti sono deceduti durante la salita su 100 spedizioni effettuate (inclusa quella a cui ha partecipato il youtuber francese Inoxtag). 4 di loro sono nepalese.
Dal punto di vista ecologico, le conseguenze sono altrettanto pesanti: rotazioni di elicotteri, rifiuti abbandonati e escrementi ricomparsi con lo scioglimento dei ghiacci. Di fronte a questa situazione, la Corte Suprema del Nepal chiede ora l'introduzione di un quota per limitare l'afflusso.
Scalare l'Everest significa toccare l'inaccessibile, ma è anche un privilegio che comporta responsabilità. Preparazione, rispetto per la montagna e riduzione dell'impatto ecologico sono essenziali per preservare la grandiosità di questo luogo mitico.