Nel 2025, le donne sono più numerose che mai a correre e a rivendicare il proprio spazio su tutti i terreni: asfalto, sentieri, tracciati tecnici, stadi. Tutte indossano le loro scarpe da corsa. Dietro questa crescita si nasconde molto più di un fenomeno sportivo: il running femminile è oggi uno spazio di emancipazione, uno strumento di salute, una leva per riappropriarsi del corpo e del proprio tempo. Questa dinamica convive però con resistenze, disuguaglianze e sfide specifiche. Ecco il nostro approfondimento sulle evoluzioni, le questioni e le pratiche di una rivoluzione femminile in basket.
Un’impennata innegabile, ma i numeri restano ancora indietro
La crescita della pratica è evidente, ma rimane segnata da disparità a seconda dei formati e delle tipologie di gara.
I formati brevi conquistano, il lungo resta da esplorare! Le gare da 5 a 10 km sono oggi i formati più popolari tra le donne. Queste distanze, spesso più accessibili, si integrano più facilmente in una quotidianità carica. Permettono anche di iniziare senza doversi necessariamente identificare come “sportiva”. Sul mezzo maratona la progressione è netta: le donne rappresentano ormai fino al 45% dei partecipanti in alcune grandi gare urbane, come la mezza maratona di Parigi o quella di Barcellona. Viceversa, passando alla maratona i numeri scendono: intorno al 30–35% di partecipazione femminile, con grandi differenze tra paesi.
Nell’ultra-trail le donne rimangono largamente minoritarie (spesso meno del 20% degli iscritti), ma la loro crescita è spettacolare. Sempre più corridrici si allineano su formati lunghi, con un reale cambiamento nelle mentalità: la performance femminile è sempre più riconosciuta e, in certi casi, valorizzata. Per esempio, nel 2024 le donne rappresentavano circa il 29% dei partecipanti all’UTMB, contro il 25% nel 2022. Guardando più lontano, alla Western States transatlantica nel 2023, circa il 20% dei partecipanti era donna, contro appena il 10% negli anni 2000.
Va detto che alcune donne sono vere e proprie figure che ispirano e scuotono le norme. Atlete come Courtney Dauwalter (doppia vincitrice di UTMB e Western States), Katie Schide, Blandine l’Hirondelle, Stéphanie Gicquel o Jasmin Paris non si limitano a “giocare alla pari”: scrivono un’altra storia della corsa di lunga distanza. Il loro approccio è più acuto, più resistente, meno esplosivo rispetto agli uomini… ma spesso più efficace. Gestiscono meglio transizioni, rifornimenti e la componente mentale sul lungo periodo. E soprattutto incarnano un altro modo di essere atleta: meno focalizzato sulla dominazione, più attento a sé, più resiliente. Questi modelli ispirano un’intera generazione di corridrici, ben oltre il giro delle élite.
Correre per sé: libertà, equilibrio, potenza
L’atto di correre, per le donne, non si limita alla ricerca del cronometro. Risponde a bisogni intimi, vitali, spesso trascurati dallo sport tradizionale.
1. Uno strumento di riconnessione con il corpo
In un mondo in cui i corpi femminili sono spesso oggettificati, sottoposti a imposizioni estetiche o a vincoli molteplici, la corsa consente una radicale riappropriazione. Quando corriamo il corpo non è un oggetto da guardare, ma uno strumento da abitare. Diventa forte, utile, funzionale. Si esprime in modo diverso: in potenza, respiro, movimento. Questa sensazione di padronanza di sé, di fluidità, è profondamente gratificante. Permette di uscire dallo sguardo esterno per tornare a un’esperienza interiore: il piacere di sentire le gambe avanzare, il cuore battere, il respiro allinearsi.
2. Uno spazio di decompressione mentale
La corsa offre anche una valvola psicologica preziosa. In vite spesso molto piene (bambini, lavoro, logistica familiare…), il running diventa un tempo per sé. Questo momento di solitudine attiva consente di fare ordine, scaricare lo stress e ridurre la pressione. È uno spazio mentale protetto, spesso difficile da ritagliarsi nel resto della giornata. Alcune corridrici parlano addirittura di “meditazione in movimento”. Il semplice gesto di infilare le proprie scarpe diventa un atto di autodeterminazione: ci si sceglie, ci si dà priorità.
3. Un motore di ricostruzione
Molte donne iniziano o riprendono a correre dopo un periodo difficile. Post-partum, separazione, esaurimento professionale, malattia… Come per gli uomini del resto, e forse ancora più apertamente, correre diventa uno strumento di ricostruzione. Ci rimettiamo in movimento, piano, al giusto ritmo. Ci fissiamo obiettivi progressivi celebrando ogni progresso, ogni uscita. La corsa diventa un filo conduttore, una routine rigenerante, talvolta un trampolino verso altri progetti. È un modo concreto di ricostruirsi partendo da sé.
Ostacoli molto concreti, ma ora meglio identificati
Anche se la pratica cresce, le donne incontrano ancora numerosi ostacoli che frenano un impegno duraturo.
L’insicurezza negli spazi pubblici è uno degli ostacoli più ricorrenti. Molte donne evitano di correre da sole al calar della sera o in luoghi isolati. Alcune adattano il percorso, cambiano abbigliamento, rinunciano a ascoltare musica, o addirittura evitano di uscire se non si sentono al sicuro. La sensazione di insicurezza pesa molto, anche quando non si traduce in aggressioni fisiche. Genera una tensione costante che rende l’esperienza meno libera. Strumenti tecnologici come la condivisione della posizione in tempo reale (Strava Beacon, Garmin LiveTrack, Apple Watch SOS) sono utili, ma non risolvono il problema di fondo: nel 2025 la strada resta uno spazio di genere, purtroppo.
Parliamo poi del carico mentale, quella fatica invisibile ma ben presente nelle vite 2.0. Lo sport, e in particolare la corsa, richiede tempo, energia e costanza. Per molte donne queste risorse sono limitate dal carico mentale legato alla sfera familiare o domestica. Uscire a correre richiede spesso una logistica preliminare: trovare qualcuno che si occupi dei figli, incastrare uno spazio tra impegni, preparare i pasti in anticipo. E anche quando riescono a farlo, molte donne provano senso di colpa per “prendersi tempo per sé”. Questo senso di colpa è interiorizzato, nutrito da stereotipi di genere persistenti. Limita l’accesso a una pratica libera, regolare e appagante. Va comunque notato che le cose stanno cambiando, lentamente ma con sicurezza.
Infine, si registra una persistente sotto-rappresentazione delle donne nel mondo della corsa. Nei media specializzati le figure femminili restano rare. Le riviste di running difficilmente mettono in copertina donne over 40, di corporatura media o in ripresa sportiva. Temi come il ciclo mestruale, la menopausa o la gravidanza restano taboo o relegati a box secondari. Questa invisibilità alimenta un sentimento di non legittimità: “questo mondo non è fatto per me”. È urgente moltiplicare modelli, narrazioni e voci femminili in tutti gli ambiti dello sport outdoor.
I collettivi femminili: correre insieme per esistere diversamente
Di fronte a questi ostacoli, le donne inventano i propri spazi. Gruppi nascono ovunque, in Francia e nel mondo, per correre in modo diverso: insieme, con benevolenza e senza pressione.
Collettivi come Mama run, Run Like Girls o Trail au Féminin offrono molto più che allenamenti. Sono comunità vive e dinamiche dove si condividono consigli, storie, vittorie e difficoltà. Si incontrano principianti, confermate, giovani madri, pensionate. Senza giudizi, senza competizione tossica: ciascuna corre al proprio ritmo e con i propri obiettivi. In t-shirt, canottiera o in brassiera da running, ogni donna corre come vuole. Questa diversità crea un effetto trascinamento positivo e libera molte donne dallo schema del “correre bene”.
Correndo insieme per strada, nei boschi o nei parchi, le donne affermano il loro diritto allo spazio pubblico. Queste parole suonano forti eppure… parliamo proprio di questa conquista: essere legittime nello spazio pubblico. Riconquistano fisicamente territori loro sottratti dalla paura o dagli stereotipi. L’atto può sembrare banale, ma è profondamente politico: dire “ci sono”, con il mio corpo, la mia stanchezza, la mia potenza. Trasforma la corsa in un atto militante, gioioso e necessario.
Un approccio al running più intuitivo e intelligente
Il running femminile, lontano dai cliché, sviluppa una fine intelligenza corporea che oggi fa scuola, anche tra gli uomini.
1. L’ascolto del corpo come strategia
Molte donne pianificano oggi gli allenamenti in funzione del ciclo mestruale. Ciò significa adattare intensità, recupero e nutrizione alle fasi del mese. Questo approccio, a lungo ignorato, consente di prevenire infortuni, ottimizzare le prestazioni e, soprattutto, rispettare le sensazioni personali. Correre ascoltando i segnali interni è prendersi cura di sé sul lungo periodo.
2. La cura integrata nella performance
Il running femminile integra sempre più pratiche complementari: yoga, pilates, mobilità articolare, lavoro sul respiro, rinforzo posturale. Questa visione olistica favorisce performance durature e benessere globale. Gli infortuni sono meno frequenti, il recupero migliora e la motivazione resta più stabile.
3. Strumenti adattati ai bisogni specifici
App specializzate integrano dati biologici e ormonali per proporre allenamenti personalizzati. Queste piattaforme offrono anche consigli su alimentazione, cure e momenti di riposo. È un vero progresso, che finalmente traduce il riconoscimento della specificità dei corpi femminili nella pratica sportiva.
Trail e ultra: le donne si ritagliano sempre più un posto di rilievo
Sulle lunghe distanze le donne dimostrano di avere pieno diritto al proprio spazio e talvolta anche un vantaggio.
Dati provenienti da gare come UTMB o la Diagonale des Fous mostrano che le donne abbandonano meno degli uomini in ultra-trail. La loro capacità di gestire lo sforzo, prevedere i cali e ascoltare il proprio corpo conferisce un vantaggio in resistenza. La partenza è spesso più prudente, ma la costanza sulle 20, 30, 50 ore di gara le rende formidabilmente efficaci. Alcune corridrici non hanno nulla da invidiare ai migliori uomini: Courtney Dauwalter ha vinto l’UTMB 2023 con un tempo migliore del 99% dei partecipanti maschili. Altre, come Camille Herron, stabiliscono record in tutte le categorie. Questi exploit mettono in discussione l’idea che il corpo maschile sia “naturalmente” superiore nella corsa. Su distanze molto lunghe, la resistenza, la strategia e la gestione mentale contano più del VO2 max.
Tendenze da seguire per il running femminile nel 2025
Il running femminile è in piena evoluzione, spinto da innovazioni, rivendicazioni e da una volontà di cambiamento duraturo.
App pensate per loro
Sempre più sviluppatori creano app che tengono conto dei bisogni specifici delle donne: allenamenti in base al ciclo, consigli post-partum, prevenzione degli infortuni legati all’osteoporosi… Un mercato in espansione, ma anche un’assunzione di responsabilità finalmente benvenuta.
Eventi inclusivi e impegnati
Alcune gare ora integrano quote per garantire una reale parità, o creano format riservati alle donne per incentivare la partecipazione. L’attenzione è posta sull’accompagnamento, la sicurezza e il piacere di correre insieme. Sono veri trampolini verso pratiche più regolari.
Una nuova generazione di coach e modelli
Sempre più donne diventano visibili nel mondo del coaching running. Portano uno sguardo diverso: meno incentrato sulla performance pura, più sull’ascolto, la progressione e l’adattamento. Favoriscono un rapporto più sano con lo sforzo, il progresso e con sé stesse.
La corsa come strumento di cura
Correre dopo un aborto spontaneo, una malattia, una depressione. Correre per ricostruirsi, per riconnettersi, per rinascere. Nel 2025 questa dimensione terapeutica del running è sempre più riconosciuta, anche nei percorsi di cura.
In sintesi: la corsa come atto di emancipazione
Nel 2025 correre rimane per molte donne un atto potente. Una scelta. Uno spazio. Una liberazione. Ogni falcata è un’affermazione. La corsa a piedi diventa molto più di uno sport: uno strumento di autonomia, una leva per la salute, uno spazio di espressione. E questo movimento, già ben avviato, non fa che amplificarsi. Più donne, più visibilità, più libertà. Correre per esistere diversamente e per trasformare il mondo, una falcata alla volta.