Skip to content
02/09/25

Tata Camille

La bretagnarde

Share this article

Dove partire in ottobre? I trekking più belli nel Sahara

Dove partire in ottobre? I trekking più belli nel Sahara

Quando siete nel deserto, da troppo tempo... 🎵 Immaginate: il sole sta appena sorgendo e già la sabbia si tinge di sfumature dorate e rosate. L’aria è ancora fresca, quasi dolce, e i vostri primi passi sulla duna non lasciano alle spalle che il silenzio e unʼimpronta fragile, presto cancellata dal vento. Intorno a voi, l’immensità del Sahara si apre come un oceano pietrificato, infinito e rasserenante. Avanzate al ritmo lento e regolare della camminata, accompagnati dal dondolio discreto dei dromedari e dal profumo del tè che vi aspetta al bivacco. La giornata sarà fatta di lunghe traversate, soste all’ombra dei tamarischi e di panorami che cambiano a ogni duna superata.

Ottobre è il momento ideale per vivere questa esperienza. Le ondate di calore soffocanti dell’estate si sono attenuate, lasciando spazio a temperature che invitano a camminare senza fretta, a respirare, a contemplare. La luce, più radente, scolpisce le dune e trasforma ogni istante in un quadro vivente. In questo scenario fuori dal tempo, la camminata diventa meditazione, e ogni sera, alzando gli occhi verso un cielo costellato di stelle, vi sentite piccoli e al contempo infinitamente liberi.

È questa avventura, quella dei grandi spazi sahariani in ottobre, che condivideremo insieme.

Venite a posare i vostri passi sulle dune e a scoprire la magia del Sahara! Vi proponiamo qui alcune idee concrete e ispiranti per scegliere la vostra zona, preparare il vostro itinerario e godervi un trek memorabile nel più grande deserto caldo del mondo.

Perché scegliere il Sahara in ottobre?

Prima di aprire la cartina e tracciare curve nella sabbia, fissiamo il contesto: ottobre offre condizioni perfette per camminare, bivaccare e contemplare. È il mese in cui si respira, in cui la luce diventa dorata, e in cui l’esperienza guadagna intensità senza rinunciare al comfort.
 

Temperature gradevoli per camminare a lungo

Dopo l’estate provante, il forno si placa. A seconda delle zone, le massime si collocano spesso tra i 25 e i 35 °C di giorno, con notti che scendono verso i 12–18 °C. Possiamo quindi frazionare lo sforzo: partenza all’alba con ore fresche, siesta o pausa ombreggiata a metà giornata, ripresa nel tardo pomeriggio. Questa dinamica rispetta la vostra fisiologia e esalta la camminata.
 

Una immersione nel silenzio e nell’immensità

Il Sahara è un palcoscenico di grandi spazi dove ogni passo cancella il rumore del mondo. In ottobre, l’afflusso diminuisce rispetto alle vacanze di agosto: guadagnamo tranquillità, qualità negli scambi con le equipe locali e disponibilità mentale per apprezzare le texture, le luci e i rilievi.
 

La luce migliore per foto e osservazione

Le ore dorate si allungano, le ombre delle dune scolpiscono i cordoni sabbiosi, e la Via Lattea compare se il cielo è limpido. Beneficiamo di un contrasto naturale sorprendente all’alba e al tramonto, ideale per fotografare creste, regs, hamadas e palmeti senza bruciare i bianchi.
 

Una stagione propizia agli incontri

Ottobre è anche la ripresa serena delle carovane di dromedari, delle guide tuareg o berbere e dei campi nomadi. Nel cerchio di luce del fuoco assaggiate il tè, ascoltate i canti e raccogliete storie di pista che danno senso all’itinerare.

 

I trekking più belli del Sahara da fare in ottobre

Dal Marocco alla Mauritania passando per la Tunisia, l’Egitto e l’Algeria, ogni area sahariana ha una propria firma: dune gigantesche, altipiani minerali, canyon, oasi, arte rupestre. Vi guidiamo destinazione per destinazione con durate realistiche, punti di accesso e lo spirito degli itinerari.
 

Erg Chebbi (Marocco): le dune mitiche di Merzouga

A sud-est del Marocco, l’Erg Chebbi stende onde di sabbia arancione che possono superare i 150 m di altezza. L’accesso tramite Merzouga è semplice, le squadre locali sono esperte e l’itineranza si adatta al vostro livello. Qui si parla di 3 a 5 giorni di cammino, con 12 a 18 km al giorno nella sabbia, dromedari da soma a seconda delle necessità e bivacchi in tenda nomade o sotto il cielo stellato.

Il ritmo vincente: partenza all’alba per salire una cresta ancora fresca, lunga discesa tra ondulazioni, pausa sotto un tamarisco, poi ripartenza quando l’ombra si allunga. La sera si raggiunge un campo riparato dal vento per cucinare semola, verdure e tajine. Le sommità delle dune fungono da belvedere sulle stelle: istante fotografico da non perdere.

 

Erg Chigaga (Marocco): l’immensità selvaggia di M’Hamid

Più remoto e più riservato, l’Erg Chigaga si merita partendo da M’Hamid, ultimo tratto di pista alle porte del deserto. Le tappe sono più lunghe (15–22 km), l’orientamento più sottile e la sensazione di isolamento francamente ipnotica. Si parte solitamente per 5 a 7 giorni, con un primo trasferimento in 4x4 per raggiungere la sabbia viva, poi un grande anello in autonomia logistica.

La firma di Chigaga: un mare di dune senza orizzonte costruito, l’apprendimento paziente di una falcata economica, la gioia semplice di leggere il vento sulle creste. Il bivacco si installa nelle conche per spezzare il flusso d’aria; si monta un frangivento, si tende la tela e si accende il fuoco per il tè. Di notte, il cielo racconta storie.

 

Sahara tunisino (Douz e Tozeur): la scuola del deserto accessibile

Intorno a Douz, l’Erg Oriental stende nastri di sabbia morbida, perfetti per un primo trek nel deserto. Le logistiche sono efficienti, i trasferimenti brevi e le tappe modulabili (10–17 km). Alternerete dune, piccole hamada e oasi, con il vantaggio di campi più confortevoli e squadre molto abituate ai principianti.

In ottobre offre spesso temperature ideali per camminare con sandali chiusi su alcuni tratti, i piedi respirano a contatto con la sabbia. I bivacchi sono conviviali: pane di sabbia cotto sotto le braci, datteri locali e alba sulle creste facili da raggiungere per un panorama senza sforzo.

 

Tassili n’Ajjer (Algeria): arte rupestre e cattedrali di arenaria

Cambio di atmosfera: nel sud-est algerino, il Tassili è un labirinto di altipiani, archi e canyon dalle forme di un altro mondo. Qui l’attrazione è tanto la camminata (12–20 km/giorno, dislivello limitato ma terreno ghiaioso) quanto la scoperta di un patrimonio rupestre unico. I circuiti di 7 a 12 giorni alternano bivacchi minerali e soste presso le rare gueltas.

Imparerete a leggere gli strati dell’arenaria, a infiltrarvi in corridoi d’ombra quando fa caldo e a sollevare lo sguardo davanti a vere e proprie “foreste di pietra” che ribaltano la prospettiva. La navigazione richiede una vera conoscenza del plateau: è il regno delle guide locali.

 

Adrar (Mauritania): canyon, città carovaniere e ergs riservati

Intorno ad Atar, Chinguetti e Ouadane, la Mauritania offre un Sahara preservato, composto da ergs eleganti, regs austeri e corridoi rocciosi che ospitano palmeti. Camminerete per 6–8 giorni, 12–18 km in media, collegando punti d’acqua, piccole oasi e antichi centri carovanieri. L’Adrar è l’incontro tra deserto e patrimonio: biblioteche antiche, architettura ocra, forgiature del vento nella pietra.

La varietà dei terreni insegna la versatilità: tecnica sulla cresta sabbiosa, gestione dell’aderenza sulle lastre e recupero attivo all’ombra dei datteri. La sera la frescura arriva presto: sacco a pelo 0 a -5 °C consigliato a seconda della vostra resistenza al freddo.

 

Deserto Bianco e oasi di Siwa (Egitto): paesaggi lunari e cultura millenaria

L’Egitto non è solo il paese delle piramidi e del Nilo. Nel suo estremo ovest, alle porte della Libia, il Sahara egiziano svela due gioielli per gli appassionati di trekking: il Deserto Bianco e l’oasi di Siwa. In ottobre le condizioni sono ideali per esplorare questi paesaggi unici dove la sabbia incontra la pietra bianca scolpita dal vento.

Il Deserto Bianco, vicino a Bahariya, offre un contesto quasi soprannaturale. Le formazioni calcaree bianche, erose a funghi, torri e archi, contrastano con la sabbia ocra. Un trek di 3 a 5 giorni permette di alternare cammino tra queste sculture naturali e bivacchi sotto un cielo incredibilmente puro. Le tappe di 10 a 15 km al giorno sono accessibili e regalano una dimensione contemplativa rara.

Più a sud, l’oasi di Siwa è un altro punto forte. Nota per i suoi palmeti, le sorgenti naturali e le rovine antiche, può fungere da base per escursioni di 2 a 4 giorni negli ergs circostanti. Qui l’esperienza mescola patrimonio culturale e immersione desertica. In ottobre le giornate sono miti e le serate animate dalla vita locale. È un trekking che conquista tanto per la bellezza naturale quanto per la profondità storica.

 

Come preparare il vostro trek sahariano in ottobre?

Riuscire in un trek nel Sahara significa anticipare con intelligenza. Passiamo in rassegna l’equipaggiamento, l’acqua, la nutrizione, la sicurezza e la logistica per permettervi di avanzare con la mente serena.
 

Equipaggiamento: l’essenziale e l’utile che fa la differenza

Prima di stendere la check-list, ricordiamo una regola semplice: la leggerezza ragionata è prioritaria, ma senza sacrificare la protezione solare, il comfort notturno e la sicurezza.

  • Scarpe: modello da trekking leggero, tomaia bassa o mid, suola aderente, mesh traspirante; ghette anti-sabbia apprezzabili e calze da trekking indispensabili per proteggere dal sabbia.
  • Abbigliamento: camicia a maniche lunghe traspirante e chiara, T-shirt tecnica, pantaloni larghi, antivento leggero, piumino comprimibile per la notte.
  • Protezione: kefiah o cappellino con visiera + protezione per la nuca, occhiali categoria 3 o 4, crema solare ad ampio spettro e stick per le labbra.
  • Trasporto: zaino 28–40 L (giornaliero + piumino/poncho), sacca idrica 2–3 L + borraccia rigida 1 L per distribuire le fonti.
  • Bivacco: sacco a pelo 0 °C (comfort), sacco lenzuolo, materassino in foam o gonfiabile robusto, lampada frontale, piccola cassetta ferramenta per riparazioni.
     

La sabbia, per quanto poetica, è il peggior nemico dei vostri piedi in cammino: pensateci per proteggervi al meglio! Inoltre, anche se siete nel deserto, la notte può essere molto fresca, perfino fredda, quindi non trascurate l’isolamento. 
 

Acqua: pianificare le scorte e i rifornimenti

La chiave di un trek nel deserto risiede in una idratazione regolare e anticipata. Mirate a 3–5 L a persona al giorno secondo lo sforzo e il vento. L’ideale: bere ogni 10–15 minuti qualche sorso, integrare con elettroliti quando il caldo aumenta e controllare il colore delle urine per prevenire la disidratazione.
 

Nutrizione: carburante semplice, digeribile e piacevole

Puntate su una base cereali-legumi per energia a lungo termine, apporti salati per compensare la sudorazione e zuccheri veloci nei cali energetici. Le datteri locali sono perfetti: offrono carboidrati, minerali e piacere. A pranzo un pasto freddo all’ombra (piadine, hummus, sardine, formaggio) funziona molto bene; la sera un piatto caldo rincuora e reidrata.
 

Guida: autonomia relativa o accompagnamento locale?

Il Sahara è un terreno che perdona poco l’improvvisazione. Anche se padroneggiate GPS, azimut e interpretazione del terreno, l’opzione più sicura e più ricca è partire con una guida locale e con i cammellieri. Guadagnate in sicurezza (scelta dell’itinerario, localizzazione dell’acqua, posizionamento del bivacco) e in ricchezza culturale: è ciò che fa davvero la differenza!

 

Consigli pratici: la tecnica di camminata nella sabbia

Camminare nella sabbia si impara. Con qualche automatismo risparmierete energia e proteggerete le articolazioni per accumulare giorni senza rotture.
 

Traccia, ritmo e falcata

Privilegiate le linee di minor pendenza seguendo le creste delle dune e le aree dove la sabbia è leggermente battuta dal vento. La falcata si accorcia, il piede appoggia piatto e il carico si distribuisce dolcemente per limitare l’affondamento. La cadenza regolare vince sulla velocità: 3–4 km/h sono adeguati nelle grandi porzioni sabbiose.
 

Gestione dei traversi e delle discese

Nei traversi impegnate il piede a monte con decisione e lasciate il ginocchio a valle morbido per accompagnare la pendenza. In discesa rilassate le spalle e mantenete il busto sopra gli appoggi; l’obiettivo non è la velocità ma la continuità dello sforzo senza strappi.
 

Prevenzione delle vesciche

Calze tecniche a doppio strato, un tocco di talco prima della partenza e cerotti da blister al primo segno di sfregamento: questo trittico salva le giornate. Arieggiate i piedi durante le pause e scuotete la sabbia intrappolata nelle scarpe per evitare sfregamenti abrasivi.
 

Allestire un bivacco che fa dormire bene

Scegliete una conca riparata dal vento dominante, tendete la tenda triangolando gli ancoraggi (picchetti + sacchi pieni di sabbia) e prevedete un frangivento per la cucina. Lasciate il piumino ventilare nella sua sacca durante il giorno e infilate una borraccia tiepida in fondo al sacco se la notte è fredda.

 

FAQ – Trekking nel Sahara in ottobre

Domande rapide e risposte chiare per partire sereni e motivati in un trek nel Sahara!
 

Quale livello serve per un trek nel deserto?

Un trek sahariano di 3–6 giorni è accessibile a chiunque sia in buona salute, capace di camminare 5–6 ore al giorno a passo moderato. La difficoltà deriva soprattutto dalla sabbia e dal sole; con una buona idratazione e una falcata adattata, la progressione diventa fluida.
 

Meglio scarpe alte o basse?

Delle basse leggere con tomaia stabile sono sufficienti nella maggior parte dei casi. L’argomento chiave non è la tenuta di caviglia ma la traspirabilità e la gestione della sabbia; delle ghette anti-intrusione sono un vero valore aggiunto.
 

Si può dormire a cielo aperto?

Sì, quando il vento cala e la rugiada è scarsa. Raccomandiamo comunque di tenere tenda o teli a portata di mano. Un sacco lenzuolo migliora l’igiene del sacco a pelo se alternate tenda e cielo aperto.
 

Quanta acqua prevedere al giorno?

Puntate su 3–5 litri a seconda della corporatura, dell’intensità e del vento. Distribuite tra sacca idrica (comoda per bere camminando) e borracce (pratiche per dosare gli elettroliti). Bevete prima di avere sete e controllate la limpidezza delle urine.
 

Partire in completa autonomia è realistico?

Non lo consigliamo, a meno di avere una solida esperienza del deserto. L’accompagnamento locale apporta sicurezza (itinerari, punti d’acqua, meteo) e ricchezza umana. Un compromesso: voi camminate “leggeri” mentre la carovana di dromedari porta il carico pesante e la cucina.
 

La sabbia non rovina l’attrezzatura?

La sabbia è abrasiva: proteggete cerniere e apparecchiature (sacche richiudibili, pochette impermeabili), pulite regolarmente gli cursori ed evitate di appoggiare obiettivi e filtri direttamente a terra. Un pennello morbido e un soffietto per fotocamera sono ottimi alleati.
 

Come ridurre il nostro impatto su questo ecosistema fragile?

Adottiamo principi semplici: lasciare il bivacco pulito, evitare il sapone nel wadi, bruciare i rifiuti di carta e portar via il resto, non risalire ripetutamente crinali fragili e rispettare gli usi delle comunità locali. Il deserto ha memoria: lasciamogli un passaggio discreto e rispettoso.

 

Conclusione: ottobre, la promessa di un Sahara da vivere pienamente

Ottobre riunisce tutte le condizioni per fare del Sahara un terreno di gioco tanto esigente quanto benevolo. Che scegliate le dune iconiche dell’Erg Chebbi, l’immensità rara di Chigaga, la scuola del deserto in Tunisia, le cattedrali di arenaria del Tassili o gli itinerari patrimoniali dell’Adrar, assaporerete il piacere unico di avanzare in un paesaggio che cambia al ritmo del vento. Per saperne di più sull’equipaggiamento da trekking in generale, consultate la nostra guida pratica "Come equipaggiarsi per un trek".

Fate un respiro profondo: il vostro prossimo passo è nelle vostre mani, e il deserto vi aspetta.

Order the products mentioned in the article!

Loading...