L’avventura, il cambio di scenario, la meraviglia di svegliarsi immersi nella natura... Non c’è dubbio: o state sognando a occhi aperti, o siete già partiti per un trekking straordinario. Ma come canta Stromae nella sua celebre canzone, tra “straordinario” e “disastro totale” il passo è breve. Ed è esattamente quello che succede quando la vostra attrezzatura da trekking non è all’altezza delle vostre ambizioni. Tra le molte avventure che ho avuto la fortuna di vivere in diversi paesi (Giordania, Bolivia, Perù, Brasile, Cile, Nuova Zelanda, Cambogia, Canada, ecc.), posso assicurarvi che la qualità della mia attrezzatura mi ha davvero salvato più di una volta. Scegliere con cura il materiale per il trekking mi ha permesso di rendere ogni camminata piacevole e confortevole. Prepararsi bene è la vera assicurazione contro ogni imprevisto, quella che vi eviterà un trekking da incubo. Un po’ come la luna di miele che rischia di trasformarsi in una richiesta di divorzio. Allora, volete evitare tutto questo e scoprire i trucchi per attrezzarvi al meglio per un trekking? Seguite la guida!
Il mappamondo gira, gira, gira e… Zac! Il mio dito si ferma sulla Giordania: è deciso, sarà lì che andrò a esplorare le rovine ancestrali della città nabatea di Petra, proprio come Indiana Jones, il prossimo dicembre. Mi lancerò all’avventura nel deserto del Wadi Rum come Lawrence d’Arabia.
Dunque, deserto significa temperature elevate e clima caldo! Così tiro fuori tutti i miei shorts tecnici e t-shirt traspiranti, ma mi rendo subito conto che, anche in pieno deserto, le temperature possono avvicinarsi allo zero durante la notte. Accidenti! Come attrezzarsi in modo intelligente per destinazioni dove la temperatura oscilla così tanto? Da 30 gradi a 0 gradi c’è un bel salto, ma esiste una regola d’oro che risolve tutto: il sistema a 3 strati.
Il metodo “cipolla”: una protezione a tre strati
Il concetto della cipolla non arriva dai laboratori della NASA, ma qualcuno doveva pur pensarci! Un piccolo promemoria per tutti gli esploratori alle prime armi (e qui mi do un po’ di arie, lo ammetto!): non si possono semplicemente sovrapporre capi caldi a caso come si impilano le crêpes per merenda. Il vostro obiettivo è aumentare il calore senza però sciogliervi durante lo sforzo. In parole povere, se indossate capi non tecnici (tipo il vecchio maglione di cotone di nonna, tanto amato), l’aria non circolerà: né tra i diversi strati, né tra il tessuto e la pelle. Invece, sono proprio le molecole d’aria che il vostro corpo riscalda durante l’evaporazione a garantire quel tepore così piacevole nelle escursioni. Se l’aria non circola, si carica di umidità che si trasforma in acqua o sudore: una sensazione tutt’altro che piacevole, sia per voi che per chi dorme accanto a voi ;) Scherzi a parte, non c’è nulla di peggio che essere bagnati o sentirsi umidi costantemente, specie in un trekking di più giorni.
Uno, due, tre = traspirazione, isolamento e protezione. Questo è il principio dei “tre strati nel trekking”.
Scegliere capi traspiranti permette all’umidità di uscire, mantenendo solo la “sensazione di calore” quando fa freddo. Molte marche vantano un’ampia gamma di capi traspiranti, ma (e vi assicuro che non ho azioni con loro) devo ammettere che mi sono innamorato del marchio Icebreaker. Questo brand realizza strati base insuperabili in termini di qualità ed efficienza (inclusi boxer e calze).
La lana merino, vi dice qualcosa? Se vi appassionate di trekking o viaggi, soprattutto in modalità zaino in spalla, ne avrete sicuramente sentito parlare almeno una volta. Sì, è proprio quella lana “miracolosa” che viene da una razza specifica di pecore, le “pecore merino”, una vera benedizione per noi esseri umani, nati senza pelliccia (e chi ha avuto questa brillante idea!?).
Il primo strato: la base in lana merino, la vera benedizione!
Sottoposti spesso a condizioni “estreme” durante un trekking itinerante, siamo sempre alla ricerca del miglior rapporto peso-comfort. I tessuti in lana merino hanno il vantaggio di essere perfetti sia con il freddo che con il caldo, grazie all’isolamento termico e a una regolazione costante della temperatura corporea. L’umidità evapora in modo eccellente quando fa freddo e, anche sudando, l’acqua (o meglio, il sudore) a contatto con questo tessuto resta calda e confortevole. Basta con le magliette che pungono, con i cattivi odori durante gli sforzi e addio anche alla noiosa stiratura! Le proprietà tecniche della lana merino sono incredibili. Prendiamo in prestito Jamy di “C’est pas sorcier”: la cheratina, molecola proteica della lana merino, elimina i batteri che causano i cattivi odori. Così, addio all’aroma di cinghiale selvatico!
Il secondo strato: pile o piumino tecnico, caldo e isolante!
Essere il figlio di mezzo in famiglia è una fortuna: puoi chiamare il fratello maggiore se qualcuno ti infastidisce e nel frattempo corteggiare le amiche della sorella minore. Il collegamento con il secondo strato caldo da trekking? Ma è il comfort, ovviamente!
Almeno uno tra questi capi da trekking che stiamo per descrivere dovrebbe sempre far parte del vostro guardaroba da trekker (entrambi, per essere davvero al top!): il pile tecnico e il piumino da trekking.
Scegliete il pile, detto anche micro-pile, oppure il piumino (stile Gigi nel film “Les bronzés font du ski”), a seconda di quanto freddo prevedete durante il trekking. Questo strato vi proteggerà dal freddo esterno, trasferendo l’umidità del primo strato verso la traspirazione del secondo e mantenendo il calore generato dal corpo. Vi consiglio vivamente di optare per un modello “con zip”, sia che si tratti del pile che del piumino. Anche se ne trovate uno bellissimo, super trendy, nel vostro colore preferito ma senza zip, lasciatelo nell’armadio per la serata dell’arrivo! Potrete indossarlo per le foto del dopo trekking, ma sul campo è fondamentale poter aprire e chiudere la zip di questo strato a seconda dello sforzo e delle condizioni climatiche, sempre con un obiettivo: favorire la traspirazione e regolare la sudorazione.
Questa giacca sarà la prima a essere tolta in caso di “surriscaldamento” del vostro corpo da atleta greco.
Il terzo strato: la giacca antipioggia da trekking, contro le intemperie!
Indispensabile! Se un vero guerriero vichingo non parte mai per una spedizione senza il suo scudo, un trekker non si avventura mai senza la sua giacca “Gore-Tex” o una membrana impermeabile equivalente. Questo strato è senza dubbio il nuovo scudo del XXI secolo contro le intemperie della natura selvaggia. Il terzo strato da trekking è la vostra armatura definitiva. È quello che affronta direttamente le condizioni esterne, qualunque esse siano: vento, neve, pioggia. Deve essere traspirante, impermeabile, antivento e tecnico, tutto qui!
Ve lo dico subito: non la troverete in un supermercato discount. La tecnologia ha un costo, ma vi assicuro che ne vale la pena! Ogni prodotto etichettato “Gore-Tex” presenta caratteristiche diverse a seconda dell’attività: ciclismo, trail running, alpinismo, escursionismo e trekking. In estate come in inverno, non manca mai nel mio zaino. Dovreste fare lo stesso, sia che siate trekker esperti sia che siate alle prime armi.
Oggi esistono molte membrane impermeabili oltre al “Gore-Tex”, tecniche e di alta qualità, come la H2No di Patagonia o la Futulight di The North Face.
Piccola curiosità: nel deserto giordano, durante il mio viaggio in Medio Oriente, mi è capitato di indossare la giacca semplicemente sopra una t-shirt per proteggermi da una tempesta di sabbia che imperversava nell’area. Non mi teneva caldo, ma mi ha protetto perfettamente dall’ambiente esterno!
Gli accessori indispensabili
Immaginate: una notte buia, lo stomaco che brontola, le occhiaie profonde, arrivate finalmente al punto dove dovete passare la notte. Il vostro compagno vi odia da più di due ore. In realtà, da quando gli avete assicurato che il posto era “dietro la collinetta”, “non molto lontano”, “massimo 20 minuti”… Insomma, dovete montare il campo e preparare la cena in meno di 15 minuti per salvare “il vostro matrimonio”. Missione impossibile? Ma no, nulla è impossibile se siete equipaggiati con attrezzatura da bivacco efficiente!
Il vostro zaino leggero, robusto e tecnico da 45 litri è un vero tesoro: pannello solare, fornello ultracompatto, jet-boil, kit da picnic ecosostenibile, due bustine di pasti liofilizzati “pollo basquaise” e due deliziose barrette ai cereali “Clif” nut butter filled cioccolato-burro di arachidi (le preferite del boss di Tonton Outdoor).
Un menù degno di un tre stelle parigino cucinato sul fuoco, pronto in… due minuti netti! Il passo successivo è montare la vostra tenda da bivacco ultraleggera per due persone. Missione accettata e portata a termine con successo! Bravi! Dopo questa cena, è il momento di infilarvi nel vostro sacco a pelo compatto da trekker, sotto il quale vi aspetta il materassino tecnico autogonfiante che vi accompagnerà per tanti anni.
La mattina seguente, il sole che sorge regala, con le sue sfumature arancioni, la ricompensa più bella a chi sa cercare la fortuna di riconnettersi con la natura. Complimenti! Siete diventati veri trekker. Una doccia rinfrescante sotto la cascata che la sera prima non avete avuto il tempo di ammirare, una veloce spazzolata ai denti dopo un bel caffè caldo… e siete pronti per nuove avventure!
Allora, siete pronti a scoprire la Giordania con il vostro zaino da trekking come fedele compagno?
Zio Pierre